sparring partner

Lo sparring Partner

Il pugilato, lo sappiamo, è  una grande fonte di ispirazione per chi non ci vede solamente cazzotti e occhi pesti. Il pugilato è uno degli sport più vicini alla filosofia. Senza il peso di dover leggere Platone. Forse è per questo che noi ragazzi cresciuti negli anni ’80 avevamo tutti in camera il poster di Rocky Balboa e nel diario le foto di Mohammed Alì.

Nella mia nuova veste di Neobabbo, (che, come ho avuto modo di spiegare stamattina a un mio amico, non è un ruolo ma uno status), mi tocca fare lo sparring partner.

Nel pugilato lo sparring partner è quello che ha l’ingrato compito di mettersi di fronte al campione che si sta allenando e buscarne come un noce.
In questo caso mi capita di fare lo sparring partner di Ivan Drago che, siccome deve allattare, è particolarmente propenso a minacciare di “spiezzarmi in due”.

Lo sparring partner deve incassare, può provare a schivare qualche colpo ma non può permettersi di dire ad Apollo Creed che ti trovi davanti con il volto nero e incazzato: “Apollino, ora mi hai veramente rotto i coglioni! Da ora si fa a dassele!”.

No, non sta bene.
Lo sparring partner deve fare il suo. Cioè buscarne e zitto.
E sia chiaro; non c’è la cintura del titolo degli sparring partner. Quella te la scordi.

Se ti va bene ti fanno fare il prossimo allenamento, senza accappatoio col nome o pantaloncini con la bandiera americana. La gloria te la scordi. Sei lì perché il Campione si deve fare le ossa. E dopo l’incontro, zitto e a letto.

Il problema è solo uno. Nel letto con te ci ritrovi Ivan Drago e Apollo Creed messi insieme  che ti guardano ad ogni poppata con gli occhi della tigre.

Ora scusate, devo tornare a casa perché c’è l’allenamento.

“Non fa male! Non fa male!”

tommy neonato

Come fa un neonato a profumare?

Un dubbio mi tormenta da una decina di giorni: un bambino che deve nascere resta per nove mesi sempre più schiacciato tra stomaco, vescica e intestino, dei posti dove si producono tra i puzzi più insopportabili del mondo; quando viene alla luce nessuno si prende il disturbo di lavarlo con saponi francesi, al massimo una passata di carta come faresti col parabrezza dopo che hai attraversato un guado fangoso al Camel Trophy. Eppure, appena ti mettono tuo figlio sotto il naso, ti sembra di sentire l’odore più bello che tu abbia mai provato. Mi sono chiesto come questo sia possibile, perché vabbene l’ebbrezza del primo incontro, passi pure l’irrazionalità data dall’euforia, ma se tiri fuori un fiore da un cassonetto, il fiore puzza per forza di cassonetto.

Ci ho provato a spiegarmelo e forse stanotte, mentre tenevo un biberon in mano, credo di aver capito: un figlio è una doccia. Può essere bollente, fredda o miscelata a modino. Comunque, ti lava. Ti porta via il fetore che avevi addosso prima e ti sembra che quel profumo provenga da lui. Sbagliato! Viene da te. E te lo devi godere perché dura poco, perché subito ricominci a sudare di nuovo, a lamentarti, ad impuzzolirti con le ansie e le paure. I neonati non profumano, è la tua testa che, per un attimo, odora di buono. Se ci riesci puoi farlo durare per molto tempo, ma bisogna essere molto bravi e dimenticarsi che la logica sta da tutt’altra parte.

willy coyote

La mattina dopo il Palio (che non hai vinto)

La mattina dopo il Palio, se non hai vinto, ti alzi dal letto che ti sembra di essere venuto giù di botto dal Grand Canyon. La mattina dopo il Palio, quando non hai vinto, ti svegli con quell’astioso disprezzo per chi ce l’ha fatta che tu stesso ti vergogni a chiamare invidia. Ti sembra di essere finto sotto un rullo compressore, o che ti abbiano legato a un razzo che è esploso per aria, o che tu sia finito in una buca senza fine salutando il pubblico dopo essere rimasto mezzo secondo a galleggiare in aria.

Il giorno dopo il Palio è uno dei giorni più brutti dell’anno perché, come Willy Coyote, hai avuto una flebile speranza di riuscire a farcela ad acchiappare quell’uccellaccio con le nappe che fa Beep beep e che vorresti prendere per il collo e portare in Duomo. Ma la maggior parte delle volte, quell’uccellaccio prende una strada diversa da quella che ti eri immaginato.

L’unica cosa bella della mattina dopo il Palio che non hai vinto, è che sai che le puntate non sono finite e cominci già a pensare a quale marchingegno della ACME potrai usare la prossima volta per vedere se le cose vanno a finire in un’altra maniera. Perché mica sempre ti toccherà la parte di Willy Coyote!

E comunque, anche lui, ogni volta che sbatacchia il muso in fondo al canyon, mica si arrende! Magari sventolando un cartello “Help”, si rialza. E nella puntata successiva è lì, pronto a prendersi finalmente la sua rivincita su quell’uccellaciio che sembra messo lì apposta per prendersi gioco di lui.

Io mi sto preparando per la prossima puntata.

That’s all folks.

tommaso appena nato

Il Padre, il Figlio e lo Spirito, tanto

Ci sono alcuni che sostengono che i genitori bravi debbano essere “severi”, forse è per quello che il direttore dell’Ostetricia si chiama così. A me credo proprio che non mi riuscirà. Ho accolto mio figlio come una benedizione e, da laico quale sono, non voglio scomodare nessuna divinità, anche se il test positivo l’abbiamo visto la sera di Natale.
Non c’è stato nessun miracolo, nessuna cicogna e nessun cavolo. Tommaso è arrivato alla vecchia maniera, con una bella paliata di spermatozoi. E lui è arrivato primo, nato come Giulio Cesare in una calda mattina di agosto, di martedì.
E mentre alla Mamma (che è stata superlativa) veniva chiusa la cerniera, me lo hanno portato. Deve aver pensato che il suo primo regalo fosse un bell’orso di peluche. Me lo hanno messo sul petto nudo e, mentre i nonni, gli zii e il cugino bello si abbracciavano e piangevano come a Palio vinto, lo ho accolto sorridendo. Ero convinto che avrei pianto, visto che mi commuovo anche quando riguardo Fantozzi e Amici Miei. Invece no. Ridevo. Perché voglio che nel rapporto tra mio Figlio e suo Padre ci possa essere sempre una relazione fatta di tanto spirito, di ironia, di battute e ogni tanto, ma solo quando ci vuole, anche di qualche masa e nocchino.
Ero felice come quando la mia nonna Marina mi faceva i ciambellini. Perché la felicità sta soprattutto nelle cose piccole e profumate. E stavolta la ciambella è riuscita col buco. La mia più bella start up, di cui sono socio di minoranza con Lisa. Lei sarà l’amminstratore delegato della sua vita, io spero di essere un buon consigliere di amministrazione, nell’attesa che possa volare con le sue ali e quotarsi nella borsa delle brave persone. Quello sì, che sarebbe un successo. Altro che Amazon, Google o Facebook! W la vita e chi riesce ad affrontarla anche quando ti travolge uno tsunami di felicità.
Ora basta, devo andare a fare il mio dovere. Sorridendo.

scarpette baby

“Dopodomani” è un gran giorno

Dei giorni della vita, quello che preferisco è “dopodomani”. Perché “dopodomani” ti concede di avere un giorno in più per essere pronto.

Quando sei a scuola, se proprio ti devono interrogare, è meglio che sia dopodomani. Perché hai sempre l’illusione che se qualcosa la puoi aggiustare la aggiusterai domani. E dopodomani farai il culo alla professoressa. 

Dopodomani si parte per un viaggio. “Hai preparato tutto?” “Tranquilla, le ultime cose si fanno domani!”

Due giorni prima di “dopodomani” non c’è ansia, quella si rimanda a domani. E avere l’illusione di avere un giorno in più ti fa godere il bello di quello che porrebbe essere. 

“Quando me lo presenti quel lavoro? Domani?” “No dai, facciamo dopodomani.”

Sono uno che ha sempre odiato rimandare le cose. Uno di quelli che mangiavano sempre l’uovo in culo alla gallina. A quarant’anni suonati ho imparato che pensarci un giorno in più fa venire le cose meglio.

La vigilia è il giorno dei dubbi, il giorno prima della vigilia è quello dei sogni.

Anche nel Palio, dei quattro giorni, il più bello è quello dove si corre dopodomani. Perché tutti sanno che, male che vada, domani è un altro giorno per godersela. Invece no. Domani si rimugina, si pensa che ci sarà qualcosa che potrebbe andare storto, che ieri si poteva fare qualcosa in più. Ma ieri era ieri, era il giorno delle speranze. Chi se ne frega.

Da quando ho imparato a godermi le cose che accadranno dopodomani vivo meglio. Provateci anche voi, poi mi raccontate.

A proposito, dopodomani nasce mio figlio. Ci sentiamo dopodomani. Oggi me la godo.

politica senese

La politica del “livellamento in basso”

La Politica è caduta in basso. Non ci sono più i “tromboni” di una volta (che a Siena non sono “quelli che se la credono”, ma quelli che si spera ci tocchino in sorte) e la superiorità, se c’è, è tutto tranne che manifesta.

Sono anni che ci dobbiamo accontentare di un livellamento in basso dei nostri politici, dal livello nazionale a quello locale. Sono anni che non “si salta” dopo un’elezione. Ci tocca fare il Palio con quello che ti danno. Si torna sempre a casa col capo basso, sperando che ti tocchi il meno peggio. Perché quando c’è un livellamento in basso, i troiai sono troiai veri. C’è quello che non vuole saperne di stare al canape e ti posta l’hashtag razzista su Facebook, quello che non vuole entrare se è di rincorsa e ti cambia idea al momento della votazione decisiva, quello che dopo due giri primo si dimette, quello che va a dritto a tutte le curve, quello che fa emorragia di voti, quello che sembra che tu ci possa fare una bella paliata ma poi, nella stalla, inizia a dimagrire e non ci ricavi più niente.

In Politica il livello basso non paga quasi mai. Perché, proprio come accade nel Palio, che per fare le metafore pare fatto apposta, alla fine “quello che vince” c’è sempre. L’unica differenza è che in un caso ti metti il ciuccio e ti diverti, nell’altro la poltrona la danno a lui. E poi te lo ciucci.