“SCIOGLIETE I CANI!!!”

Cane

“Sciogliete i cani!”, strillò @puzzola78, insegnante di pilates di Desenzano sul Garda al passaggio della prima gazzella della Polizia. Il segnale condiviso sul gruppo WhatsApp era effettivamente di sferrare l’attacco finale a quegli assassini del sud della Toscana, mangiatori di finocchiona, non appena fosse transitato di lì il primo animale; e la gazzella rientrava a pieno titolo nel novero. Liberó il suo fox terrier anche @bombo81, disoccupata di Vigevano che, dall’alto dei suoi 122 kg, ottenuti tutti senza addentare neanche un pezzettino di carne o pesce, o latticini, o uova, emise un peto alla soia che fece da corno di battaglia.
Tutta la prima linea aprì all’unisono i moschettoni dei guinzagli. I primi a cadere da eroi furono i due vecchi levrieri da corsa abbandonati che @ghiozzo90 aveva preso al canile di Pescasseroli; velocissimi ma ormai privi della vista, data l’etá, attraversarono Pescaia e furono travolti dall’ape Piaggio del Sig. Rabagliati Remo, di professione trombaio.
Alla vista di quella misdea, gli altri cani esitarono. Tutti eccetto Marco, il pit bull di @squotty84 che arpionò il collo sciaguattandolo, il carlino della Sig.rina Varetti di anni 57, che cadde a terra colpita da malore.
“Caricate!” gridò dentro il megafono il leader spirituale che aveva promesso sfracelli. Tutti obbedirono inserendo l’apposito sacchetto di plastica compostabile all’interno della paletta per raccogliere le deiezioni del proprio migliore amico; presero da terra stronzi di cane e uno esclamò: “Toh, chi si rivede…”. L’aveva confuso con un manifestante di cui si erano perso le tracce pochi mesi prima, dopo l’ultima bravata.
I cani avevano ormai perso il loro assetto da guerra. Un cocker stava annusando un lampione, un Labrador obeso si stava rotolando nella brina per lavarsi il pelo, un barboncino stava razzolando in un’aiuola vicino all’autolavaggio dove riuscì perfino a trovare uno scorsone di 340 grammi. Una manifestante, in lacrime, tentò di calare l’asso e scatenò il suo temibile furetto, che girò le spalle e si perse tra gli alberi vicino al campo scuola. Oggi vive con una scoiattola e sono in procinto di trasfersi in centro, nei pressi dello stadio.
Una signora, con in mano uno striscione, si avvicinò all’organizzatore e, con erre moscia e accento trentino, chiese di scrivere perlomeno su Facebook, che avevano messo la città a soqquadro e che la missione era compiuta.
“Come si scrive soqquadro?” domandò il capo.
“Con l’ apostrofo prima della kappa!” Io apostrofò sicuro uno dalla seconda e ultima fila.

“Vabbene, è andata. Torneremo più tanti e più incazzati.”
“Dove abbiamo parcheggiato il pulmino?”
“A Porta Ovile”
“Forza allora, ci devono essere degli agnellini in pericolo…”

Nel frattempo, poche decine di metri sopra le loro teste, dentro le mura di quella città, un popolo antico continuava pacificamente a giocare a farsi la guerra. Litigando, come sempre, su tutto.

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