E i morti saran sùcine…

susine

Con l’avvicinarsi della Festa Titolare e  del Giro della mia Contrada, rispolvero questo pezzo evergreen su come si “dovrebbe” cantare il Maria Mater Gratiae.

Lungi da me volere scadere nell’irriverente. Quando si parla di cose di Chiesa bisogna sempre andarci con i piedi di piombo. Non vorrei fare la fine di Papa Luciani o, peggio, incorrere negli anatemi lanciati da Don Flavio. Però, lasciatemelo dire, il modo in cui cantiamo il Maria Mater Gratiae durante il giro, è a dir poco esilarante. Non per il fatto che il testo latino viene ciancicato in maniera atroce, quanto perché il significato che ne deriva è completamente diverso da quello originario.
Volete un esempio? Ecco, frase per frase come dovrebbe essere e come in realtà viene cantato il Maria Mater Gratiae:

Vero: “Maria Mater Gratiae. Mater Misericordiae, tu, nos ab hoste protege”
Falso: ” Maria Mater Gratiae. Mater Misericordiae, tu nostra madre protege”

I ringraziamenti rimangono gli stessi ma chi è che deve essere protetto? Il testo originale dice “ab hoste” che non vuol dire proteggici dall’oste che ci fa mangiare male e spendere tanto, ma proteggici dal nemico. Ecco, il popolo di tamburini e alfieri che, nelle chiese delle consorelle rende omaggio, pare che non tema i nemici ma chiede, in un modo un po’ infantile: “mamma proteggici!”
E questo è niente, state a sentire il secondo verso:

Vero: “Et mortis hora suscipe”
Falso: “E i morti saran sucine”

Che? I morti saranno sucine? Se non sbaglio nelle campagne senesi le sùcine sono quelle susine che, se mangiate in grande quantità provocano spiacevoli disturbi gastroenterici. Se i morti saranno susine i vivi sono forse albicocche? E i moribondi…pesche noci!? Roba da matti, perché poi i morti dovrebbero essere susine? Forse il Maria Mater Gratiae è un canto buddista dove tutto ha una grande anima e allora mi viene il dubbio che tutte le volte che mangio la marmellata ho appena spalmato nel pane un paio di cadaveri.
Andiamo avanti:

Vero: “Jesu tibi sit gloria. Qui natus es de virgine cum Patre et Almo Spiritu”
Falso: “Iesus Cristi gloria. Chi in altus è ‘sta virgine? Cum Padreterno Spiritu.”

Qui ci si chiede (che il Padre Eterno ci perdoni!), quante vergini sono rimaste. a risposta è retorica, come la domanda.
Se è vero che il latino è una lingua morta, questo è un oltraggio al suo cadavere. Chissà se prima o poi impareremo. Nel frattempo, aspettando di ascoltare gli strafalcioni dei monturati, mi concedo una susina, pace all’anima sua. Il Giro è maturo.

W l’Aquila in sempiterna saecula. Amen.

 

Nella foto una marmellata di susine, o sùcine (per dirlo alla campagnola).

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