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Tutto e subito: Freddie Mercury nello zaino

Quando uscì “I want it all” avevo 13 anni e per me fu un miracolo. “The miracle” era un album stratosferico e quel “voglio tutto e subito” era un mantra perfetto per un ex bambino che aveva appena appreso che il sesso era una pratica solitaria. Freddie Mercury divenne immediatamente un idolo assoluto per me che divoravo tutti gli album dei Queen con la stessa rapidità con la quale riuscivo a leggere i libri di Stephen King. All’epoca non c’era Napster e men che mai Spotify. Così dovevi trovare qualche amico più grande e con una paghetta più sostanziosa della mia per farmi duplicare le cassette che finivano per arrotolarsi malamente dentro qualche walkman da quattro soldi.
Tutto e subito. Come la voglia di provare a mettere in fila esperienze che, a tredici anni consideri necessarie per poter affrontare il giorno dopo.
Poi venne “Innuendo” e, se possibile, mi piacque ancora di più consolidando l’amirazione per quel talento che sembrava tale anche a un adolescente che di musica se ne intendeva davvero poco.
Avevo uno zaino Invicta. Come tutti. E come tutti ci avevo scritto sopra con l’Uniposca. Ci scrissi “Freddie” tanto per ribadire chi fosse il mio riferimento. All’epoca non era molto figo: i bojovisti spaccavano e beccavano parecchio di più. E infatti dovetti convivere per qualche anno con la mia condizione di sfigato queenniano con lo zaino macchiato.
Nel 1991 avevo 16 anni e alla fine di novembre ripresi il pennarello per aggiungere accanto a quel nome “is still alive”, come se un ragazzino potesse con una frase mettere da parte la morte.
Non era la prima volta che mi confrontavo con la perdita di un idolo. Pochi mesi prima se n’era andato il mio nonno materno che, sebbene non avesse mai scritto “Bohemian Rapsody”, era per me una rock star. Perché la vita è un po’ così, abbiamo bisogno di soffrire per le perdite lontane per nasconderci sotto la polvere quelle che ci toccano da vicino.
L’uscita di scena di Freddie Mercury è stato una bella lezione arrivata nel momento giusto. “The show must go on”. Col passare degli anni ho capito che non si può avere tutto. E più che altro non puoi averlo subito. E che, per quanto tu abbia la più bella voce del mondo, c’è sempre qualcuno che prima o dopo ti presenta il conto.

Alla fine della scuola quello zaino dovetti buttarlo via da quanto era consumato.
Ma dopo 25 anni per me “Freddie is still alive”.