Articoli

gogna

Giornalismo, pettegolezzo e pubblico ludibrio

Lo confesso, raramente compro un giornale di carta. Sono però un divoratore di articoli di giornale trovati in rete. Anche quello è giornalismo. Anzi, forse la maggiore possibilità di accedervi lo rende ancora più efficace di quello delle vecchie rotative.

C’è qualcosa che tuttavia, negli ultimi anni mi disturba. L’incapacità di alcuni giornalisti di distinguere tra giornalismo, pettegolezzo e pubblico ludibrio. Il giornalista, per me è quello che lancia o approfondisce notizie, meglio se lasciando passare la propria visione. Un mio antico docente, editorialista del Corriere della Sera, diceva: “L’unico giornalismo imparziale è la classifica del campionato, perché anche le previsioni del tempo possono essere manipolate”. E questo è quello che ti fa preferire una penna ad un’altra; una linea editoriale ad una opposta.

Poi c’è il pettegolezzo, che è della gente della strada e che è utile anche come forma di controllo sociale. “Sai, il tizio importuna le ragazze…la Tizia la dà a destra e manca…il Babbo di Caio non è il su’ babbo…”. Il pettegolezzo regola i rapporti e proprio per questo è necessario che il “becco” sia l’ultimo a saperlo. Per evitare che le corna finiscano in tragedia. Se il giornalismo diventa pettegolezzo si perde tutto questo e non si fa un servizio a nessuno.

Infine c’è il pubblico ludibrio, quella che nei tempi antichi era la gogna. Le gogne sono giustamente conservate nei musei della tortura. Perché è di tortura che si tratta.

Vedere un articolo dove, senza curarsi della portata, che con le ricondivisioni degli articoli sui social, ha assunto una forza pari a quella di un’onda che rovescia un transatlantico, mi fa pensare che ci sia una gran confusione tra giornalismo, pettegolezzo e pubblico ludibrio. Sputtanare una persona (specialmente se non famosa) su un giornale solo per il gusto di portare il vecchio pettegolezzo da bar sulla testata di un editore, è pubblico ludibrio. E’ tortura medievale. Chissà cosa ne pensano i miei amici giornalisti.