Quando rubai due tergicristalli (e poi li riportai)

lupin

Lo confesso: anche io ho un passato da malvivente. Appena ottenuta la patente presi una mitica Panda 30 del 1981 che esalò il suo ultimo rantolo durante un pranzo di classe (non perché fossero presenti persone di un certo rango ma perché era un gruppetto di brufolosi compagni di scuola, tutti rigorosamente maschi) a Brolio.

Il concessionario, evidentemente pentito di avermi rifilato un rottame, mi propose allora una vecchissima Polo che nello scambio mi sembrò una Tesla.

Comprai, con i miei pochi risparmi, anche un’autoradio che mi fu rubata fuori dal Papillon dopo pochi giorni. Nelle settimane successive sparirono anche l’antenna (oramai inutile) e due copricerchioni. Evidentemente all’epoca Siena era già un territorio malfamato. Si sta parlando della prima metà degli anni ’90 quando Max Pezzali la faceva da padrone. Praticamente tutto come adesso, compresi i Democristiani al governo.

Un diciannovenne senza autoradio è come un diciannovenne senza la macchina ma, ahimé, i risparmi erano finiti e ancora non c’era l’ipod da attaccare alle casse dell’auto. Mi adattai ad alcuni mesi di walkman in macchina con le cuffie fino a che per questo non presi una multa che vidi bene di tenere nascosta ai miei a cui non avevo raccontato del furto dell’autoradio.

Quando arrivai a prendere la mia Polo e mi accorsi che i tergicristalli davanti erano spariti, non ci vidi più: tornai a casa, piansi per lo sconforto, presi il mio unico passamontagna giallo (regalo di una befana nell’Aquila di circa 10 anni prima) e mi trasformai in Lupin III. Cercai una Polo parcheggiata nella zona di San Prospero dotata di tergicristalli e, provocandomi alcune ferite alle mani, scappai con la refurtiva. Nel buio della Fontana, a due passi dal Campino dove avevo giocato per ben 37 secondi una memorabile partita della Nirvano Fossi (ma questa è un’altra storia), recuperai un po’ di fiato e di lucidità. Mi vidi passare davanti tutta la vita. Ed era una vita da carcerato. Mi pentii come Giuda e, non avendo una corda con la quale appendermi, decisi di riportare i due tergicristalli alla Polo a cui li avevo rubati. Sarebbe stato singolare essere arrestati nel momento in cui restituivo il mal tolto. Mi rimisi il passamontagna (se ci fosse una videocamera che mi ha ripreso gradirei avere la registrazione) e furtivamente passai due minuti cercando di rimettere il tergicristallo come l’avevo trovato. Fui illuminato da due fari: “Oh, no! Mi hanno beccato!”. Era un vecchietto che mi strizzò l’occhio pensando che quella Polo fosse la mia. Terrorizzato dagli anni di galera a cui andavo incontro, lasciai i tergicristalli appoggiati al parabrezza e fuggii nella notte.

Il giorno dopo pioveva. Da allora penso al momento in cui il proprietario dell’auto arriva con il suo ombrello a riprendere la macchina, accende il quadro e i due tergicristalli volano via come lacrime nella pioggia. Sai che bestemmie.

Non l’avevo mai raccontato a nessuno. Ora mi sento sollevato.

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